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giovedì 1 gennaio 2015

30.12.2014: visita al sito archeologico di Bonampak



L'autista del Taxi di ieri, Miguel ci aspetta puntuale alle 9:00 davanti alla nostra Posada per portarci fino al sito archeologico di Bonampak che dista da qui circa 12Km. Miguel durante il viaggio ci dice di avere appena 17 anni, e che anche suo nonno aveva partecipato al ritrovamento delle rovine che a quel tempo apparivano come una collina coperta dalla vegetazione Pensavano di aver scoperto dalle grotte, ma poi si sono rilevate essere delle importanti parti di un centro Maya. Intanto appena arrivati e preso il biglietto d'entrata assieme a Marian e Branislav,
sfiliamo davanti alla serie delle bancarelle di souvenir, per poi trovarci nel grande piazzale davanti alla Acropoli di Bonampak, nome che vuol dire “paredes pintadas” (pareti dipinte). Il nome è improprio dato che fu attribuito dopo il ritrovamento di tre sale con dei ancora ben conservate pitture colorate alle pareti e sui soffitti. In un certo senso la cappella sistina dei Maya. Nelle sale si può entrare a tre persone alla volta e non si può utilizzare i flash per le foto. Niente male perché oggi con l'intensa luce del sole le foto riescono bene
anche senza flash. Non dobbiamo neanche fare lunghe file perché abbiamo anticipato l'arrivo dei “turisti di massa”. La scoperta di Bonanpak è stata una chiave di svolta per le conoscenze storiche de Maya, dato che grazie alle ben conservate pitture e ai molti glifi si sono scoperti i riti violenti e brutali dei Maya. Le pitture mostrano varie scene molto violente così come molto è il sangue rappresentato sui dipinti. Per esempio un dipinto mostra come un gran sacerdote Maya, dopo averlo torturato e strappato le unghie decapita un
prigioniero, probabilmente di un popolo sconfitto. Fatte numerose foto di ogni dettaglio procediamo scalare la grande piramide del tempio. Anche qui il pericolo sono gli scalini stretti e umidi. Dalla cima si ha una magnifica veduta della piazza davanti la piramide e della foresta tutt'attorno. Uscendo comperiamo un mestolo di legno di ojilla (un albero tropicale della zona), che ci dicono essere fatto a mano da loro stessi.
Rientriamo poi alla nostra Posada per rinfrescarci, aggiornare il presente Blog e verificare con Internet le info per procedere il viaggio verso il Guatemala.



 

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