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martedì 3 febbraio 2015

03.02.2015: a Leon

Leon, il cui nome originale sarebbe Santiago de los Caballeros de León, è stata da sempre l'a principale antagonista storica e politica di Granada, l'altra città coloniale nicaraguense con cui per molti anni scambiò il ruolo di capitale del paese. A Leon dominavano i liberali ,mentre Granada lo erano i conservatori,. Lo strano è che vi sono molte più chiese a Leon che a Granada! Il conflitto venne poi risolto elegantemente con la decisione, nel 1858, di eleggere Managua come capitale.
Va detto però che il primo insediamento di Leon Viejo, avvenne nel 1524 a circa 30km di distanza verso il lago, ma venne distrutto nel 1610 dal una eruzione del vulcano Momotombo; un po come successe a Pompei.



Leon Vieja fu abbandonata, ma esiste ancora come rovina storica che dopo diverse fasi di restauro e recupero, dal 2'000 è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.  León, oltre ad aver avuto la prima università del Nicaragua, vanta ottimi esempi di architettura coloniale spagnola, come la Cattedrale dell'Assunzione, costruita tra il 1706 ed il 1740. Oggi l'attuale Leon ha circa 175'000 abitanti, ed è dopo Managua la seconda città del Nicaragua. A lato una foto un pò provocatoria con la bandiera del FSLN con allo sfondo la cattedrale.

Stamattina dopo la spartana colazione all'hotel partiamo a piedi per fare un primo giro di ricognizione del centro. Dopo aver visto varie delle 18 chiese, che evito di nominarvi singolarmente, arriviamo sulla Plaza Central dominata dalla Cattedrale dell'Assuncion dalla quale emergono le belle statue dei leoni che sembrano li a proteggere le entrate del tempio! Poi, facendo il giro della Plaza, passandovi davanti non posso resistere all'andare a visitare il Museo de la Revolution. Qui, dopo la registrazione, ricevo assegnato come guida
per la visita, il comandante Marcelo, (vedi foto con berretto a lato) che con ancora un notevole spirito rivoluzionario si entusiasma nel raccontarmi la storia della rivoluzione. Mi spiega che in se le rivoluzioni furono due, la prima fu contro i colonialisti spagnoli, quella seguente iniziò contro la dittatura della famiglia Somoza nel 1979. Gli vedo brillare gli occhi quando gli dico che già nel 1976 avevo visitato il Nicaragua. Reagisce dicendomi, ma allora era ancora prima de la Revolution, e continua ponendomi domande. Lui a quei




tempi doveva avere 15 – 16 anni. Mi racconta nei particolari la storia di Sandino, che mi era poco nota, come il fatto che fu brutalmente assassinato in un'imboscata tesa dal dittatore Somosa, facendo poi sparire di lui ogni traccia. Difatti il corpo di Sandino non fu mai rinvenuto. Poi diventa euforico quando mi racconta delle lotte vittoriose contro i Norteamericanos prima e i Contras poi, fino alla liberazione del paese della dittatura dei Somozas.









La nota triste, mi dice Marcelo, è la perdita di tre fratelli e tanti che hanno lottato con lui. A lato i companeros che mi salutano all'uscita. Molto eloquenti sono le foto esposte che mostrano la distruzione pressoché totale di Leon, con quartieri bombardati e rasi al suolo. Dal tetto del Museo Marcelo mi spiega quanto fu distrutto e quanto no; le case con i tetti con tegole sono le vecchie case rimaste intatte o le recentemente costruite, quelli in lamiera, e sono la maggior parte, sono quelle ricostruite dopo la Revolucion. Purtroppo però, come si lamenta anche Marcelo, il museo è oggi in uno stato un po decadente, per non dire pietoso! Ma come mi dice, senza far mancare un segno di , non riceve niente dal Governo ed è quindi sostenuto dai volontari. Addirittura il Governo, si proprio quello del rivoluzionario Daniel Ortega, lo vorrebbe vendere per insediarvi un albergo a 5 stelle. Saluto il comandante Marcelo ed i suoi nostalgici compañeros prima di ritornare sulla Plaza e continuare il nostro giro della città a piedi. All'esterno del museo non manca qualche nota critica contro i precedenti governi norteamericanos.
Durante il pomeriggio visitiamo, all'interno dell'Università di Leon una interessante esposizione sul poeta nazionale del Nicaragua: Rubèn Darìo, allestita in occasione del centenario della sua nascita. Poi nel tardo pomeriggio prendiamo un taxi per farci portare fino al paesino di San Jacinto, una ventina di km a nord di Leon, dove possiamo vedere los hervideros, delle fumarole e pozze ribollenti di acqua e fango a dimostrazione delle attività vulcaniche della regione. Niente di eccezionale ma interessante da vedere. Ritornati andiamo poi a cena in un ristorantino famigliare, dove ci servono due ottimi menù locali a base di filetto pesce alla salsa criolla Maggie, e di carne di manzo cotta nel mais (una specie di polenta) per me. Terminiamo la serata
facendo ritorno sulla Plaza Central dove un'orchestra, senza molta partecipazione di pubblico, suona addirittura dei walzer di Stauss e altra musica non proprio di inspirazione latinoamericana.

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