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martedì 9 dicembre 2014

9.12.2014: da Cancùn all'isola di Holbox



Fatta la colazione e riempiti con non poche peripezie i bagagli ci spostiamo alla stazione dei Bus per metterci in viaggio verso l'amena isola di Holbox che si trova all'estremo nord della penisola dello Yucatan. Si tratta di una destinazione ideale per chi vuole sfuggire i tormenti della turisticizzata Riviera Maya, da Cancùn fino a Chetumal. Arriviamo alla stazione dei bus alle 8.45 ma il nostro bus per Chiquilà parte solo alle 10.30. Passiamo il tempo nell'accogliente e tranquillo Mc Donald nei pressi della stazione.
Cerco poi di spedire via posta una cartolina e dopo essere stato mandato inutilmente alla FedEx e alla DHL devo desistere.






Trovare l'ufficio postale del mitico “Correo de Mexico” è un'impresa alquanto ardua e impossibile in questa moderna città. Riuscirò poi a spedire la cartolina da una farmacia di Holbox, chissà se arriverà a destinazione? Il farmacista mi da tutte le assicurazioni, ma qualche dubbio mi rimane.Lasciando sulla strada verso nord la città abbiamo sempre più la conferma che Cancùn è una città totalmente americanizzata con Supermercati e Alberghi a misura dei turisti esteri, specialmente dagli USA e dall'Europa. Sono per fortuna ancora pochi quelli asiatici! Dopo aver passata la lunga e interminabile fila di semafori e la poco attrattiva zona residenziale e commerciale la strada che percorriamo in direzione di Merida si trasforma in una semplice e stretta “carretera”. Qui tutto é tutto piatto e solo gli alberi e gli arbusti impediscono la visuale. Ogni tanto qualche spiazzo coltivato con qualche capanna, ma altrimenti poco o niente. Anche il traffico è molto ridotto e regolato da continui rialzi per moderare la velocità, chiamati qui topes, che obbligano ogni volta l'autista a rallentare per non sconquassare il bus. Devo dire che funzionano a meraviglia e servono, nei paesi, anche da sicuri passaggi pedonali. Percorriamo la strada principale per Merida fino a El Ideal e poi deviamo su una strada laterale fino al paesino costiero di Chiquilà. Sul percorso solo due animati villaggi, San Angel e Solferino, che attraversiamo caricando e scaricando alcuni passeggeri. A Chiquilà, con il sole, il vento e davanti al mare di color marrone, il paesaggio cambia completamente. Appena scesi dal bus ci rechiamo al vicino porto per prendere i biglietti per l'imbarcazione dei “9 Hermanos” (9 fratelli) che in 25 minuti ci porta sull'isola piatta di Holbox, nome dato già dai Maya e che significa “buco nero”, si dice per il fatto che le correnti marine scure riempiono la laguna posta a sud dell'isola. Appena sbarcati con un comodo taxi che non è altro che un carretto a motore utilizzato nei campi da golf (golf cart), una messicana più larga, che alta ci mostra un paio di alloggi sull'altra parte dell'isola. Scegliamo la “Casa del Viento” per la spaziosa, pulita camera e per il modico prezzo. Siamo un po fuori della piazza centrale ma visto il via vai delle “golf cart” e i lavori un corso qui siamo più tranquilli. Facciamo subito conoscenza della zona facendo un giro sulla spiaggia, che oggi è molto battuta dal vento da nord. I colori del mare sono molto belli anche se l'acqua vista da vicina è abbastanza
torbida, nessun confronto con l'acqua turchese delle spiagge di Cancun. Dopo esserci rafforzati con un buon mojito e una porzione di guacamole sul tetto dell'hotel più alto della piazza la sera, ma qui è notte già alle 18.30, andiamo a cenare in un ristorante sulla spiaggia. Prima facciamo i coraggiosi sfidando il vento, ma poi desistiamo e ci rifugiamo all'interno. Abbiamo la compagnia delle zanzare, ma per contro senza il fastidioso vento. Ci servono per pochi soldi un bel pesce intero alla griglia con tutti contorni messicani, dal riso ai fagioli neri, alle tortillas e alle varie verdure. Poi mentre è già notte fonda ci rifugiamo al nostro comodo hotel facendo con la pila il giro dalla spiaggia.













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