Passiamo
praticamente tutta la notte in Bus, pur dormendo a singhiozzo ci
sentiamo abbastanza riposati. Ci scegliamo con le prime luci
dell'alba con il sole che inizia ad attraversare la bassa nebbia
all'orizzonte. Lo spettacolo è molto suggestivo, peccato che dal
nostro lato abbiamo i tralicci e fili delle linea ad alta tensione. A
questo proposito mi sono accorto alcuni giorni fa che qui la tensione
di rete è di soli 125, invece dei 230V come da noi. Ciò spiega il
lungo tempo di carica delle batterie del mio LapTop. Intanto dopo
aver passato la cittadina di Emiliano Zapata,
verso le 7 arriviamo
alla stazione dei Bus di Palenque, dove appena scesi e prima di
essere assediati dai procacciatori di turisti, andiamo a berci un
buon “cafè con leche”. Fatto poi un giro
di ispezione della zona trovo una buona sistemazione all'hotel El
Chechen nella zona conosciuta come la Cañada.
L'unico inconveniente è che tutta la zona è in rifacimento con il
pericolo di essere disturbati
dalle molte macchine al lavoro. Problema che si rivelerà marginale
visti gli orari di lavoro
dei messicani. Noi prendiamo poi subito il primo collectivo per farci
portare fino all'entrata del Museo a un km da dall'entrata de Las
Ruinas. Il Museo
è una ottima introduzione alla particolare cultura e storia dei Maya
di Palenque. Palenque infatti, se da una parte si è sviluppata più
tardi di altre (ca. 100 anni a.C.) , dall'altra ha avuto un periodo di splendore breve fra il 600 ed il 740 d.C. Si sviluppo in particolare sotto il sovrano Pakal I, ed il figlio Pakal, Kan Balam II, per poi decadere probabilmente a causa di conflitti sociali e attacchi da parte delle vicine città rivali. Il nome di Palenque (in spagnolo Palizzata) è improprio; molto probabilmente il vero nome Maya era Lakamhà, o grande acqua, per il fatto di essere all'inizio della zona montagnosa con rilevanti risorse di acqua.

Il Museo ci da poi la possibilità di vedere la ricostruzione della tomba di Pakal I (o Pakal il Grande), che si trova all'interno del grande “Templo de las Inscriptiones”, che nel 1976, in occasione della precedente visita potei visitare. Si tratta di uno dei ritrovamenti epocali più eccezionali della storia dei Maya, quando nel 1952 l'archeologico messicano Alberto Ruz Lhuillier scopri l'entrata segreta al cunicolo che portava alla tomba nascosta di Pakal I. Entrando nella tomba scoperse e aprì, dopo mille anni di oblio, il sarcofago con le resta e le offerte funebri di Pakal il Grande, la scoperta è paragonabili forse solo al ritrovamento della tomba di Tutankhamon un Egitto. L'elemento più notevole della tomba è senz'altro il coperchio del sarcofago, del peso di circa 5 ton, con la rappresentazione di una scena con al centro Pakal quale figura mistico-religiosa attorniata da vari simbolismi Maya. La rappresentazione che il nostro scrittore fantascientifico Erich Von Däniken, a prova della sua teoria sulla visita passata di extraterrestri, dice si tratta di un personaggio umano in partenza con un'astronave. Chissà quanta tequila deve aversi tracannato per arrivare a una simile interpretazione! Ma intanto lui su queste tesi mirabolanti ci ha scritto una trentina di libri, e anche qualcuno anche di successo! Noi però ci accontentiamo di ammirare i particolari della grande bassorilievo sul coperchio tombale e leggere le spiegazioni molto più terrene degli archeologi. Ben preparati dopo la visita al Museo, partiamo per il sito archeologico. La giornata è ttp://it.wikipedia.org/wiki/Palenque
bellissima, e con la luce intensa di fine mattinata, abbiamo le condizioni ideali per scattare le migliori foto delle varie piramidi, templi e altre strutture come El Palacio, la costruzione dove vivevano i gradi sacerdoti, gli astronomi e i nobili. Per maggiori info su Palenque vi rimando a: h



bellissima, e con la luce intensa di fine mattinata, abbiamo le condizioni ideali per scattare le migliori foto delle varie piramidi, templi e altre strutture come El Palacio, la costruzione dove vivevano i gradi sacerdoti, gli astronomi e i nobili. Per maggiori info su Palenque vi rimando a: h
Noi giriamo fra i vari gruppi di strutture salendo e scendendo numerosi scalini, in parte al margine o addirittura nella foresta. A causa del caldo e dell'umidità facciamo delle lunghe pause. La parte che mi affascina fotograficamente di più è il Palacio con la torre per
le osservazioni astronomiche, dove si possono fare splendide inquadrature ad ogni angolo. Con 189 foto scattate oggi, stabilisco il nuovo record del viaggio. Intanto nel tardo pomeriggio dalla foresta si cominciano a sentire le prima urla delle scimmie urlatrici. E' il segnale di cominciare ad avviarsi sulla via del ritorno che facciamo percorrendo il cammino nella foresta fra cascate e belle pozze di acqua azzurra e le ultime rovine non ricostruite del “gruppo dei pipistrelli”, avvolte ancora nelle radici delle piante.
Ritornati al centro di Palenque, ci prediamo un buon rinfresco con un solito buon guacamole a due passi dal nostro alloggio. La sera poi cena a base di filetto di pesce di fiume al tranquillo ristorante dell'albergo Chiles.le osservazioni astronomiche, dove si possono fare splendide inquadrature ad ogni angolo. Con 189 foto scattate oggi, stabilisco il nuovo record del viaggio. Intanto nel tardo pomeriggio dalla foresta si cominciano a sentire le prima urla delle scimmie urlatrici. E' il segnale di cominciare ad avviarsi sulla via del ritorno che facciamo percorrendo il cammino nella foresta fra cascate e belle pozze di acqua azzurra e le ultime rovine non ricostruite del “gruppo dei pipistrelli”, avvolte ancora nelle radici delle piante.
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